La green e circular economy

È ormai consapevolezza diffusa che lo sviluppo economico attuale è insostenibile nel lungo periodo e soprattutto che l’ambiente in cui viviamo è severamente danneggiato dall’attuale modello di sviluppo. In base a queste considerazioni e visti, da un lato, i trend crescenti dei livelli di consumo e, dall’altro, l’interesse nei confronti dell’ambiente, sembra essere inevitabile un cambiamento di rotta in termini di comportamenti e approcci allo sviluppo sia da parte dei consumatori sia da parte delle aziende, in modo tale da raggiungere il traguardo di un modello diverso di economia in cui i temi del green e della circolarità dei sistemi produttivi sono i riferimenti a cui ispirarsi.
La green economy è stata inizialmente identificata come una piccola parte dell’economia riferita alla cosiddetta industria ambientale (clean economy) e in particolare al settore delle energie rinnovabili, tanto da rendere quasi intercambiabili i termini green economy e green energy. Oggi tale concetto si è ampliato, investendo la sfera del consumo, fino ad arrivare ad ambiti quali la green life e l’etica sociale. In tale accezione la green economy non è né un sinonimo, né un sostitutivo di Sviluppo Sostenibile, ma è un suo ambito attuativo strategico: un nuovo modello di sviluppo in grado di garantire un migliore e più equo benessere.
Un’economia verde, quindi, riconosce e investe anche nel capitale naturale, considerando la biodiversità come il tessuto vivente proprio di questo pianeta, che contribuisce al benessere umano e fornisce le economie di risorse preziose sotto forma di servizi elargiti gratuitamente. Questo cosiddetto “ecosistema di servizi” è rappresentato principalmente in natura da beni pubblici, che sono invisibili economicamente, e per questo motivo sottovalutati e mal gestiti.
Una giusta economia, in questo caso davvero verde, stima il valore economico di questi ecosistemi e li introduce, così come gli altri beni, nel mercato economico. Risorse naturali come foreste, laghi, zone umide e bacini fluviali sono componenti essenziali del capitale naturale ed assicurano la stabilità del ciclo dell’acqua e dei suoi benefici per l’agricoltura e per le famiglie, il ciclo del carbonio e il suo ruolo nella mitigazione del clima, la fertilità del suolo e il suo valore per la produzione delle colture, i microclimi locali per gli habitat.
La stessa crisi climatica trova nello sviluppo della green economy, la via principale per gestire in modo efficiente le risorse, secondo un modello di economia circolare, capace di generare nuovo sviluppo, miglior benessere, nuova occupazione, tutela del capitale naturale e dei servizi ecosistemici.
Ad oggi in un’ottica di agire concretamente per assicurare modelli di consumo e produzione sostenibili, è però necessario integrare i concetti della green economy con quelli dell’Economia Circolare.
Un modello di economia che, mutuando la “circolarità” dei sistemi naturali (cicli della materia), lavora per un uso più efficiente e limitato delle risorse basato sul recupero continuo di valore dei prodotti e dei materiali attraverso azioni che agiscono sui sistemi di progettazione, di produzione, di consumo e di smaltimento degli stessi.
La Regione Piemonte attraverso il processo di costruzione della Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile, sta lavorando per introdurre nuove modalità per costruire, orientare e definire le proprie politiche e azioni al fine di “assicurare la dissociazione tra la crescita economica e il suo impatto sull’ambiente, il rispetto delle condizioni di stabilità ecologica, la salvaguardia della biodiversità e il soddisfacimento dei requisiti connessi allo sviluppo delle potenzialità individuali quali presupposti necessari per la crescita della competitività e dell’occupazione”.
In particolare con la Deliberazione n. 98-9007 del 16 maggio 2019 la Giunta Regionale ha approvato il Documento tecnico di impostazione e primi indirizzi della Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile del Piemonte individuando l’Economia Circolare quale modello da perseguire per lo sviluppo sostenibile del “sistema regione”.